Chi sono?
In sintesi sono tante cose e un unico denominatore comune che spesso è invisibile all’esterno e qualche volta è un mistero anche per me.
In ogni caso la storia ha sempre qualcosa da mostrare quindi vi racconto qualcosa della mia.
Sono nata in una famiglia di emigrati e fin da subito ho sviluppato una spiccata sensibilità per le differenze e per le sofferenze che qualche volta sono ad esse correlate. Con il tempo mi sono resa conto di quanto queste possano influenzare il corso della vita di un individuo e in alcuni casi definirne “irrimediabilmente” il destino.
Mi sono sempre interessata del fenomeno umano in tutte le sue sfumature. Inizialmente nei suoi aspetti coscienti: motivazioni, cultura, principi e volontà. Da questo punto di vista é stata importante la mia esperienza di impegno sociale. Vent’anni di lavoro con donne, bambini, giovani e migranti per verificare un’ipotesi: se e fino a che punto è possibile, per ciascuno e insieme, trasformare la propria realtà e definire il proprio destino, attraverso alcune scelte consapevoli. Porto con me sguardi, storie ma soprattutto lo stupore di guardarsi con occhi nuovi.
Contemporaneamente ho sviluppato i miei interessi umanistici: la laurea in psicologia e l’abilitazione alla professione. Si circostanziano in questo periodo alcuni dei “miei” argomenti di ricerca: il pensiero femminile e l’importanza di una prospettiva più globale (prima ideologica-sociale e poi sempre più spirituale).
Ho scritto una tesi di laurea sul senso della mia professione e ho cercato di conoscere dall’interno la risposta pubblica al disagio psichico. Così da verificarne vantaggi e fatiche.
Poi la scoperta di Jung e della ricchezza del lavoro con l’età evolutiva. Una prospettiva di più ampio respiro che comprende le profondità inconsce dell’essere umano. Per intenderci quelle che possiamo ritrovare nel sogno, nel gioco, nel disegno e nelle fantasie ma anche quelle che collettivamente risuonano nei miti, nelle fiabe e nel sapere popolare. Da qui la decisione di specializzarmi in psicoterapia analitica junghiana a Milano e la scelta di lavorare anche e soprattutto con i bambini e con le loro famiglie. L’ipotesi si sta chiarendo nel tempo: non si tratta di riparare danni, né di sanare ferite. Occorre ricercare la propria strada, scoprendo il senso della propria storia e facendo di danni e ferite la chiave di volta del proprio progetto di vita, naturalmente inserito nel cammino dell’umana gente.
Nel frattempo si profila la mia esperienza personale con la costruzione della mia famiglia: un compagno e due figli.
Lavoro in studio privato dal 2008, incontro i miei pazienti adulti e gioco con i miei pazienti più piccoli con passione e gratitudine.
Li faccio ridere quando confesso che posso esser loro d’aiuto perché sperimento le stesse fatiche: con la famiglia d’origine, nella professione, in coppia e con i figli.
Pensano che io scherzi!!