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Una psicologa di famiglia

Progetto di psicologia sostenibile per l’età evolutiva

Questo progetto nasce nel 2013. Lavoravo da 5 anni nel privato e avevo alle spalle qualche anno di esperienza in ambito pubblico. Avevo maturato il desiderio di realizzare un progetto di prevenzione del disagio psichico e mi era chiaro quanto questo fosse difficile, sia nel pubblico che nel privato, per ragioni differenti.

In questi anni di pratica clinica ho scoperto infatti che spesso per le famiglie è sufficiente avere un interlocutore di fiducia e darsi uno spazio riconosciuto per comprendere e affrontare i propri momenti di crisi. Questo è ciò che io considero fare prevenzione e non agire là dove questa difficoltà si cristallizza in un disagio marcato a carico di uno dei membri.

Esattamente come avviene per il benessere organico di una famiglia e per il diritto di cura di ciascun singolo cittadino che, a ragione, viene collettivamente demandato all’avvio e soprattutto alla continuità di un rapporto di fiducia con il medico e con il pediatra di famiglia (“indipendentemente dal reddito o dall’occupazione svolta”), anche la dimensione psicologica richiederebbe una presa in carico di tal genere. E più accompagno famiglie in percorsi che dalla consulenza diventano vere e proprie prese in carico e più me ne convinco.

Ecco perché il nome “una psicologa di famiglia” ed ecco perchè le collaborazioni con i medici e con i pediatri. Purtroppo ad oggi l’investimento economico, ricadendo quasi esclusivamente sulle famiglie, rappresenta una contraddizione importante che incide soprattutto sulla continuità dell’intervento. E’ vero anche che le possibilità che ci vengono fornite oggi dalla tecnologia danno qualche chance in più ed infatti mi hanno fatto immaginare questi due progetti (“psicologa di famiglia” e “psicologa on-line”) che possono offrire una forma di intervento più accessibile ed economicamente sostenibile. Un’ipotesi ancora tutta da verificare!

Perché una psicologa di famiglia?

Perché spesso le cause di un sintomo anche organico (enuresi, encopresi, dermatiti, astenia, insonnia, incubi, mal di testa, mal di stomaco, svenimenti ecc..) non sono da ricercarsi nel corpo del bambino, con approfondite e costose indagini, bensì nel suo funzionamento psicologico e nelle relazioni che costruisce con il mondo esterno, a partire dalla famiglia.

Perché spesso questi sintomi sono l’espressione di un disagio che poggia le radici nei primi anni di vita ossia quando il bambino, assieme a chi se ne prende cura, getta le fondamenta della sua personalità e del suo destino.

Ma soprattutto perché lo sviluppo di ogni individuo è costellato da prove ed ostacoli (più o meno grandi) che solo in alcuni casi necessita di una presa in carico psicoterapeutica.

Nella maggioranza dei casi è auspicabile l’avvio di un normale processo di conoscenza della specificità dell’individuo ad opera della sua famiglia e di chi se ne prende cura. Qualche volta questo processo non avviene, per diverse ragioni e mai per colpa di qualcuno.

Diventa complicato parlare, diventa impossibile leggere i segnali che manda il proprio figlio e si è paralizzati dalla preoccupazione.

Oppure è la stessa famiglia che sta affrontando periodi di difficoltà (lutti, separazioni, perdita del lavoro, immigrazione da un altro paese) o di cambiamento (una nuova nascita, un cambio di lavoro o di casa).

Si fa di tutto offrire un contesto famigliare sereno ma proprio non si riesce. Il minore allora si fa ambasciatore di uno squilibrio che è tutto famigliare. In questi casi non si tratta di iniziare percorsi lunghi, costosi e complessi ma serve un sostegno, un chiarimento e soprattutto degli strumenti adeguati per ripristinare una competenza genitoriale indebolita o bloccata.

Infine perché è utile avere un professionista che vegli sullo stato psicologico dei membri di una famiglia (nei suoi momenti di difficoltà e di sviluppo) per avere un quadro di analisi complessivo con cui leggere i singoli fenomeni su cui è chiamato ad intervenire.

Cosa fa una psicologa di famiglia?

Innanzitutto lavora in prevenzione del disagio e non solo quando questo si esprime con il sintomo.

Si fa garante di uno spazio e di un tempo specifico in cui sia possibile l’analisi condivisa della problematica.

Offre uno spazio neutrale in cui rispondere alle domande e affrontare le preoccupazioni del genitore o del bambino.

Tenta di promuovere un processo di trasformazione utilizzando le risorse dell’individuo (la famiglia, le istituzioni, i servizi ecc..).

Accompagna nei momenti cruciali i membri del gruppo famigliare (dalle difficoltà della neo mamma, alle crisi della coppia fino alle crisi esistenziali della terza età).

Tiene d’occhio lo sviluppo del bambino (dalla crisi di personalità dei 3 anni fino all’adolescenza).

Sostiene nei momenti di difficoltà (lutti, separazioni, abbandoni) e di malattia fisica e psicologica (depressioni, attacchi di panico, crisi d’ansia…).

Infine, quando necessario, promuove la presa in carico psicoterapeutica e collabora con le altre figure professionali (psichiatri, neuropsichiatri, psicologi, educatori, insegnanti etc..) e con le istituzioni (scuola, comunità terapeutiche, strutture socio assistenziali e sanitarie sul territorio etc..) che si occupano a titolo differente del benessere dell’individuo.

Come interviene una psicologa di famiglia?

Cerca di operare privilegiando dinamiche di soggettivizzazione dell’individuo e della sua famiglia, senza creare percorsi di dipendenza permanente.

Cerca di promuovere l’acquisizione di consapevolezza degli individui, dei loro comportamenti e dei loro conflitti interiori. 

Cerca di evitare diagnosi o patologizzazioni che riconducano all’individuo squilibri che in alcuni casi sono sociali o famigliari. Questo fa sì che di regola il primo intervento sul minore si attui con la sua famiglia.

Quanto costa una psicologa di famiglia?

Costa 45 minuti a settimana, il tempo che si decide di investire per comprendere meglio la situazione in cui si sta vivendo.

Costa la costruzione di uno spazio adatto, scelto da voi, in cui far avvenire un incontro.

Costa un primo contatto eventualmente attenuato dal canale multimediale (skype, hangout etc).

Infine considero di fondamentale importanza proporre delle tariffe sostenibili e degli interventi “flessibili” tenendo conto delle possibilità e delle condizioni di ciascuno.

Questo significa che le tariffe si basano indicativamente sul tariffario dell’ordine (vedi tariffario), che le specifiche di ogni presa in carico (costi, modalità e tempi d’intervento) vengono stabilite durante il primo incontro di presentazione e che in un secondo momento viene stilato un contratto in cui si definiscono i termini del rapporto in maniera più dettagliata (vedi modello di consenso).

Infine la novità di questo progetto risiede nel fatto che alla famiglia, una volta che abbia avuto modo di conoscermi durante la prima fase di consultazione, posso proporre non tanto il pagamento di ogni singolo intervento ma il pagamento della presa in carico nel nucleo famigliare nel suo insieme. In altre parole viene pagata la potenzialità di avere un interlocutore dedicato.

Come si struttura un intervento di psicologa di famiglia?
  1. Innanzitutto è necessario contattarmi via telefono o via mail. Data la particolarità dell’intervento, il suo carattere sperimentale e le disponibilità di orario, questo sarà riservato ad un limitato numero di famiglie.
  2. Un primo colloquio di 45 minuti on-line (a pagamento) per permettere a me di capire se posso esservi d’aiuto e a voi di capire se l’aiuto lo volete proprio da me. Per questo vi verrà richiesto:
    • Il pagamento del colloquio tramite bonifico o pay pal;
    • la compilazione del modulo di consenso;
    Infine il contatto per fissare la data e l’ora del colloquio.
  3. Una volta deciso, si produrrà l’avvio di una normale consulenza psicologica (3 colloqui settimanali +1 di controllo a distanza di 2 mesi) per affrontare la problematica incombente, costruire la storia famigliare e immaginare un’ipotesi di lavoro nel tempo. Potrete venire in studio oppure continuare la consulenza on-line. In ogni caso vi verrà richiesto:
    • Il pagamento della consulenza via bonifico o pay pal;
    • la compilazione di un questionario per raccogliere materiale anamnestico che utilizzeremo durante i primi colloqui;
    • la compilazione del modulo di consenso;
    Infine il contatto per fissare la data e l’ora del colloquio.
  4. Dopo aver sperimentato la consulenza e una volta deciso di aderire al progetto avrete la possibilità di prenotare un massimo di 1 colloquio settimanale per un periodo minimo di 12 mesi. Per questo vi verrà richiesto;
    1. il pagamento dell’importo mensile pattuito;
    2. la compilazione del modulo di consenso;
    Infine il contatto per fissare la data e l’ora del colloquio.

Qualora emergesse la necessità di optare per un diverso tipo di intervento si cercherà insieme la formula più adeguata.

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