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Caccia alla buona psicologia del quotidiano

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In questi anni di lavoro con le famiglie se c’è una cosa che ho capito bene è che il mio ruolo è solo quello di mettere l’altro nelle condizioni di trovare la sua strada. Ogni volta che ho provato ad indirizzare attivamente la condotta di una persona con indicazioni precise i risultati, se c’erano, erano di gran lunga meno efficaci e duraturi.

Questa, in psicologia si potrebbe definire una “scoperta dell’acqua calda”. Qualsiasi testo che tratta temi psicologici, dal grande saggio universitario al best seller da legger sotto l’ombrellone, mette in guardia dalla tentazione di trovare l’oro seguendo le orme o le parole di qualcun altro anche se a parlare è una persona che sembra saperla molto più lunga di noi. Ma se in teoria siamo tutti d’accordo nella pratica le cose sono molto più complesse.

E’ esperienza comune la difficoltà di esimersi dal dare i nostri preziosi consigli su come l’altro debba pensare, sentire o muoversi per affrontare una situazione e ancora di più quella di fare a meno del grande aiuto che possono fornire le parole altrui.

Attenzione però, non voglio assolutamente denigrare una delle più antiche caratteristiche della relazione umana ossia la possibilità di condividere, mi interessa però sottolineare l’importanza di lasciar decantare un contenuto irrisolto, prendersi il tempo adeguato (se c’è!!) affinché possa maturare una risposta più coerente con la propria storia e più adeguata alle proprie possibilità. Quelle strade insomma che maturano nel tempo, che si intrecciano progressivamente con la vita di tutti i giorni e alla fine risultano essere la soluzione più semplice.

Mi è capitato spesso di esprimere questo concetto dello “stare” in una determinata condizione per poi trarne il giusto valore e spesso mi capita di trovarmi di fronte un interlocutore quantomeno perplesso se non evidentemente deluso, soprattutto se trattasi di una condizione dolorosa.

Però è così ed ogni volta che accade è semplicemente sublime. Sì perché il valore di quel sentire, pensare e agire ha un significato talmente personale che mette insieme secondo una giusta dose gli ingredienti della vita e della storia di ciascuno di fronte ai su dilemmi. Soluzione infine che proprio per la sua originalità può non essere alla portata della persona che a diverso titolo ci sta accompagnando.

Naturalmente sto parlando della cosa più stupefacente e al tempo stesso banale che ci accomuna tutti ossia la capacità di “apprendere dall’esperienza”.
E parlo anche della cultura.

Sì perché l’insieme di strategie che individualmente e collettivamente si mettono in campo per trasformare la realtà e se stessi si può accumulare ed anzi diventa il patrimonio più prezioso che detiene un individuo, una famiglia, una comunità, l’umanità intera.

Fatto ancora più straordinario questo patrimonio se non ha la pretesa di dire tutto il dicibile può diventare una storia, un racconto, una narrazione e in questa forma può essere trasferito e utilizzato dagli altri…nella giusta dose.

Da qui l’idea di raccogliere in questa rubrica, “la caccia”, le storie che ho la fortuna di ascoltare: sia a livello personale che professionale. Avviare appunto una sorta di “caccia alla buona psicologia del quotidiano” maturata dalla donna e dall’uomo comune nella fatica di tutti i giorni. Non ho la pretesa di aggiungere alcunché alle strategie che riporto. Mi interessa che siano, se proprio sono, come credo!